Dentro il silenzio

Era bastato l’odore di birra appena percettibile per farle perdere le staffe. Nonostante sapesse bene che lui non era uomo da bere più di un paio di bicchieri. E sapeva  anche che la propria rabbia affondava le proprie radici deformate in un altro uomo, se uomo si può chiamare chi tornava a casa ogni sera ubriaco e ogni notte picchiava la moglie.
Eppure quella notte lo aveva cacciato, come l’altro che non era lui, e lo aveva costretto a dormire nella stalla, mentre fuori la neve era alta e soffiava la tramontana.
Lui era un uomo mite e non si era opposto. L’aveva guardata a lungo in silenzio. 
Due giorni dopo era rincasato più tardi del solito. Mi sono arruolato, aveva detto. L’inverno è troppo lungo per chi fa il muratore e come me ha quattro bocche da sfamare, aveva detto. Ma sarebbe tornato insieme al primo sole, ne era sicuro, e anche Hitler aveva promesso che la guerra in primavera sarebbe finita, l’aveva rassicurata. Così le avrebbe mandato i soldi per comprare le scarpe della prima comunione per la più piccola e magari anche una bicicletta al grande, e chissà, un nuovo vestito per lei, uno di quelli a fiori che lei si fermava sempre a guardare nella vetrina del negozio in centro quando andavano a messa insieme. E magari così sarebbe stata di nuovo un po’ felice di essere sua moglie, aveva aggiunto.
Lei non si era opposta. L’aveva guardato a lungo in silenzio. 
Le scriveva raccontandole battaglie fatte di lingue incomprensibili, di campi coltivati, di coperte leggere e del freddo della sera. Le chiedeva dei bambini e dei genitori anziani. Voleva sapere dei raccolti, dei meli fioriti e se le fragole erano mature. Domandava se la legna bastava e se c’era burro abbastanza da barattare. Qualche volta le domandava se ora era di nuovo contenta di essere sua moglie.
Poi le lettere smisero di arrivare. Al loro posto giunse un telegramma. Poche parole di cui una sola colpiva dritta dentro al cuore: Disperso.
Lei non aveva reagito. Aveva guardato a lungo il telegramma in silenzio. 
Lo aveva cercato ogni giorno, aveva scritto centinaia di suppliche agli organi competenti, ai commilitoni, ai suoi superiori, la sera mentre i suoi figli diventavano adulti nel sonno di un tempo che si era fermato.
Vent’anni dopo il postino le aveva consegnato una busta della Croce Rossa: deceduto sul fronte russo; forse una granata.
Lei l’aveva guardata a lungo in silenzio. In un silenzio assordante.