Nei pochi minuti che i Carabinieri impiegarono per salire le quattro rampe di scale, Anna passò mentalmente in rassegna tutte le possibili ragioni di quella visita senza però trovarne alcuna plausibile, mentre sua madre la stava vedendo già in galera per chissà quale terribile misfatto. Gesù! Lo aveva detto lei che quella figlia sarebbe finita male!
In realtà però i due signori in divisa non erano lì per Anna bensì per Siria, l’ex compagna di scuola con gli occhi da cerbiatto e la bocca sempre accesa di rosso. La ragazza era scomparsa e la stavano cercando dappertutto. Anna ne sapeva qualcosa? Quando lei rispose che non vedeva Siria da diversi mesi ormai e che, spiacente, non sapeva davvero come aiutarli, ringraziarono e se ne andarono così come erano venuti.
Peccato, pensò Anna, la suspense era già finita.
Nei giorni a seguire si seppe che, durante le indagini sulla sparizione della minorenne (soltanto per qualche giorno ancora), qualcuno aveva messo al corrente le forze dell’ordine delle giocose consuetudini sessuali di Siria, che nel tempo aveva continuato a partecipare alle partite di strip-poker con lodevole costanza. Consuetudini di cui i Carabinieri, ligi al dovere, avevano provveduto a informare immediatamente i genitori della ragazza.
Seguirono diversi giorni di ricerche infruttuose. Siria sembrava essersi dissolta nel nulla. Infine però giunse una lettera in cui la ragazza con calligrafia svolazzante comunicava che, stanca di vivere con un padre guardiano che la considerava un poco puttana, aveva deciso di tornarsene a casa. Aveva scritto proprio tornare a casa intendendo l’abitazione della zia tedesca a cui i genitori tanti anni prima l’avevano affidata. Così il padre siciliano, che da molto tempo ormai non era più doubleface, la diseredò con tanto di atto notarile per lasciare tutto all’altra figlia, quella che nel frattempo si era sposata con il vigile urbano e gli aveva dato un bel nipote maschio che portava il suo nome.
Anna non si meravigliò della scelta di Siria di fuggire lontano. Si meravigliò invece della scelta della parola casa provando anche un pizzico d’invidia.