Sgabelli e accettazione

Quando il nemico è alle porte, le minoranze si coalizzano, e questo in qualche modo era stato quello che era accaduto anche alle pochissime coetanee di umili origini che frequentavano, come lei, la scuola elitaria. Senza mai darsi appuntamento, si ritrovavano quasi ogni mattina al bar malfamato. Perché quando all’età di quattordici anni ci si trova a fare i conti con sguardi che giungono sprezzanti dall’alto, con sorrisi ironici che commentano la fattura spartana di quello che si indossa oppure con un esonero caritatevole dalla ginnastica preparatorie per la settimana bianca perché tanto tu non potrai venire, il clima di un posto malfamato può avere gli stessi effetti rilassanti di una vacanza alle terme.
Come si può dunque dare torto alle ragazze se al razzismo di classe preferivano il sorriso appena accennato e il silenzio rassicurante di chi rischiava la galera ogni giorno? Nel bar in fondo all’elegante strada alberata vigeva un rigido quanto contraddittorio codice comportamentale, la cui prima regola in modo un po’ sgrammaticato recitava: proibito criticare, pensa a te stesso e vedrai che ne troverai di cose su cui ragionare.
Tra il juke-box, gli sgabelli e il bancone scrostato si poteva scegliere di essere trasparenti ogni volta che non si voleva essere veduti. E questa era la cosa che più di tutte le altre, in quel periodo della sua vita, Anna desiderava. Perché, senza voler scomodare i poeti quelli con la P, è certo che se tutte le adolescenti confuse si somigliano, ogni adolescente confusa è invece confusa a suo modo.

L’aveva incontrata diverse volte al bar e lungo i corridoi dell’istituto, ma non aveva mai provato l’impulso di attaccare bottone con quella che le sembrava una ragazza parecchio strana. Il corpo acerbo fasciato in maglioni attillati che ne mettevano in risalto le curve e la bocca dipinta con un rossetto sgargiante che sembrava non volerne proprio sapere del naturale colore delle labbra, ricordavano un gioco scenico dove femmes fatale e Lolite si davano maldestramente il cambio come smarrite turnanti sul posto di lavoro.
Era stato in occasione di un complimento sgradevole ricevuto sul tram durante il tragitto da scuola a casa che parlò per la prima volta con Siria che, come scoprì, abitava anche lei in borgata.

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