Bifolchi senza smoking

Sua madre era nata poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale nel piccolo paese tra le colline, dove non c’era altro che campi di patate, boschi, rosari e pioggia senza fine. Solo quando erano arrivati gli Americani aveva scoperto che esistevano luoghi dove le ragazze non erano costrette a sopportare l’intollerabile prurito delle calze di lana sulle gambe e dove uscire di sera non faceva di una donna una poco di buono. Per quei soldati americani, da bambina andava a raccogliere i mozziconi di sigarette per strada e riceveva in cambio qualche barretta di cioccolata, e sempre a loro serviva, qualche anno più tardi, il vino tra i vigneti lungo il fiume, mentre chiedevano la sua mano donandole calze di seta e gomme da masticare. Lei però sognava di studiare, viaggiare e vedere il mondo. Libera e senza il fardello di altri bambini ancora da accudire, dopo che aveva speso la sua gioventù crescendo tre fratelli minori, mentre colei che li aveva messi al mondo era sui campi a raccogliere patate. O forse si sarebbe sposata, ma lui sarebbe stato un gran signore, un uomo dalle  buone maniere e dai vestiti raffinati, del tutto diverso dai bifolchi locali nei loro stivali di gomma e nelle camicie a quadri che si asciugavano la fronte imperlata di sudore e sorseggiavano la prima birra sotto al sole di mezzogiorno, con la pancia che straripava dalla cintura.
Era periodo di vendemmia anche quando la mamma incontrò quello che sarebbe divenuto suo marito, in uno dei tanti locali lungo il fiume, dove le ragazze del paese si guadagnavano pochi spiccioli come cameriere stagionali. Il bel maître italiano non era il nobiluomo che era sicura di meritare, ma la corteggiava con modi gentili e perseveranza e indossava lo smoking ogni sera. Lei infine decise di sposarlo perché la sua ostinazione la innervosiva e, da sempre, il nervosismo le procurava quella fastidiosa emicrania che per tutta la vita l’avrebbe perseguitata. Fu lui a volere dei figli, sognava una famiglia numerosa come quella che giovanissimo aveva lasciato per andare in cerca di fortuna, e lei cedette per evitare discussioni e quel feroce mal di testa che la uccideva.

Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un’icona per effettuare l’accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s…

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: